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La Repubblica dei Beni Culturali

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Steve McCurry, Highlands. Focus oriente

La mostra Highlands a Palazzo delle Albere

130 scatti iconici provenienti da 9 paesi per esplorare il mondo e le vicende umane.
Questi i numeri preliminari della mostra Highlands dedicata al fotografo Steve McCurry, in mostra a Trento, Palazzo Albere.

Palazzo delle Albere: una dimora storica al servizio dell’arte

Deve il suo nome dalle due file di pioppi bianchi originariamente poste ai lati del lungo viale che collegava la dimora al portale d’ingresso, detto Arco dei Tre Portoni, a pochi passi da Piazza Fiera: in latino infatti, il nome del pioppo bianco è populus alba poi trasformato dal dialetto in albere.

Il palazzo nasce come residenza estiva suburbana della famiglia Madruzzo e la sua realizzazione si colloca attorno alla metà del 1500, su progetto dell’architetto Francesco Chiaramella da Gandino.
Degli affreschi originari ad oggi rimangono pochi frammenti al primo e secondo piano.

Palazzo delle Albere: la struttura architettonica

L’edificio presenta una pianta quadrata con quattro torri su ciascun angolo; la facciata presenta una doppia serliana sovrapposta, ossia un arco arrotondato fiancheggiato da due colonne e due aperture provviste di architrave.

Il nome serliana deriva dal trattato sull’architettura scritto da Sebastiano Serlio (1475 – 1554) (clicca qui se vuoi cimentarti nella lettura de I sette libri dell’architettura di Serlio).

Palazzo delle Albere si sviluppa su tre piani:

  • Piano terra: cucine, pozzo per l’acqua e sottopasso che permetteva ai servitori di raggiungere l’altro lato del palazzo senza farsi vedere dagli ospiti illustri.
  • Primo piano: alloggi della famiglia Madruzzo; alle pareti i lacerti delle imprese di Carlo V.
  • Secondo piano: saloni di rappresentanza; sembra anche che sul tetto si trovasse un torrino, crollato a causa di un incendio; alle pareti pochi frammenti del ciclo delle Arti e delle Virtù Cardinali e Teologali.
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Lacerti di affreschi, Palazzo delle Albere, secondo piano

La mostra: Steve McCurry. Highlands


L’esposizione è divisa tra il primo e il secondo piano di Palazzo delle Albere e raccoglie i principali scatti realizzati negli altopiani orientali da Steve McCurry, nel corso della sua prolifica carriera come fotoreporter.

Attraverso le fotografie lo spettatore si ritrova coinvolto negli intrepidi viaggi di Steve McCurry, alla scoperta degli altopiani orientali, circondato da popoli esotici, tanto affascinanti quanto misteriosi, oppure sulle ferrovie indiane, alle quali McCurry dedica un reportage per National Geographic.

Un viaggio alla scoperta delle diversità culturali, per scoprire che non esistono: il progetto Leggere, nel quale i soggetti sono immortalati a sorpresa, proprio per svelare come la lettura apra e avvicini l’altro, il diverso… anche un elefante!

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Leggere, Steve McCurry

Assolutamente immancabile lo scatto che ritrae la celebre Ragazza Afgana dagli occhi verdi che stregano l’osservatore. La tinta rossa del velo ne incornicia il volto ed esalta lo sguardo profondo e magnetico, impossibile da evitare.

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Ragazza Afgana, Steve McCurry

Steve McCurry e la ricerca del proprio obiettivo

Troppa preparazione porta a procrastinare.
Così ribadisce McCurry in una delle videointerviste presenti insieme ai suoi scatti nel percorso espositivo alle Albere e personalmente trovo questa frase molto veritiera: quante volte si rinuncia ad un cambiamento perché preoccupati di non essere pronti? Quante occasioni sfuggono perché si rimugina troppo sulla preparazione che manca, a discapito delle competenze già in nostro possesso?

Steve McCurry era poco più che ventenne quando partì per il suo primo viaggio in India. Una volta tornato, decise che viaggiare e raccontare le vicende dei popoli incontrati lungo il cammino sarebbe stata la sua missione di vita.
Studia fotografia, lavora per un’agenzia in Pennsylvania per poi diventare fotografo di National Geographic, viaggiando spesso in zone desolate o squassate dalla guerra.

Una vocazione a rischio della propria vita, sempre in prima linea per immortalare la storia che sembra mettersi in posa davanti a lui, fotografo formato sul campo, in mezzo agli eventi, l’obiettivo sempre pronto a cogliere l’istante perfetto.

Senza pensarci due volte.

Macchina da cucire
Monsoni, Steve Mc Curry

Leggi anche: Una fortezza nel lago. Il castello di Sirmione.

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