Rosa Pozzolo, pittrice scledense, fu una figura misteriosa nel panorama artistico vicentino settecentesco, visto che, nonostante un’intera vita passata a dipingere, di opere attribuitele con certezza ne rimangono pochissime.
Il mistero della sua attività artistica.
Rosa Pozzolo, avendo spesso lavorato insieme al suo maestro Antonio De Pieri, ha lasciato pochissime opere autografe o comunque accertate come sue grazie alla documentazione, nonostante gli oltre cinquant’anni di attività.
È questo il mistero; esistono altre opere all’interno delle varie chiese vicentine che potrebbero essere opera della pittrice scledense? Probabile, ma per ora si contano solo sette opere certe:
- Le tre tele rappresentanti Il martirio di San Marco, Canonica del Duomo di Schio;
- L’apparizione della Vergine a San Gaetano, Canonica del Duomo di Schio;
- Trionfo dell’Eucarestia, Canonica del Duomo di Schio;
- Le stigmate di San Francesco, Chiesa di San Francesco, Schio;
- Il transito della Vergine, copia di un’opera perduta di Giambattista Pittoni, Canonica della Chiesa dei Frari, Vicenza.
In tutte queste opere è ben visibile l’influenza di Antonio De Pieri nella disposizione delle figure e nella loro fisionomia. Rosa Pozzolo, infatti, riprende spesso i volti dei personaggi proposti nelle tele o negli studi del maestro, riproponendoli con una dolcezza dei lineamenti incredibile.
L’attività di Rosa Pozzolo resta quindi un punto interrogativo; non è, infatti, possibile sapere con certezza quanto la sua mano abbia influito nell’esecuzione delle opere di Antonio De Pieri. Nel corso degli anni, inoltre, può essere che i continui restauri delle opere ne abbiano alterato l’originale impostazione; è il caso de Il Trionfo dell’Eucarestia, una delle opere testimoniata come frutto del lavoro di Rosa Pozzolo, ma completamente modificata dal restauro di Tommaso Pasquotti.
La piccola tela con L’apparizione della Vergine a San Gaetano.

Un esempio di grande bellezza esecutiva di Rosa Pozzolo lo si può ritrovare nella Apparizione della Vergine a San Gaetano. L’opera, viste le ridotte dimensioni, è stata concepita come immagine di culto privato e riprende la pala di Antonio De Pieri La Vergine con il Bambino che appare a San Filippo Neri sia per lo schema diagonale utilizzato nella disposizione delle figure sia per la fisionomia di alcune di queste ultime.
Il volto della Vergine, la sua veste, i colori utilizzati e la fisionomia con la quale viene rappresentato il Bambino, sono i medesimi utilizzati da Antonio De Pieri nelle sue opere.
Rosa Pozzolo mostra una grande capacità pittorica nella resa del viso di Maria, la quale spiazza l’osservatore per la dolcezza dello sguardo che suscita proprio l’immagine di una madre che rivede il proprio bambino oltre che per il modo elegante con cui si sporge per riprenderlo.
La figura di San Gaetano, invece, non risulta idealizzata o ripresa dagli studi di Antonio De Pieri: qui Rosa Pozzolo cerca di rappresentare la descrizione fisica del Santo riportata nella Relazione di Erasmo Danese, dove si legge che presentava una “statura mediocre … viso tondo, bell’occhi, bocca piena di soavità”. È quindi possibile identificare in questo dettaglio della tela la fantasia di Rosa nell’immaginare i volti.
La formazione.
Quelli in cui visse Rosa Pozzolo erano gli anni in cui ad una donna non era concesso dipingere argomenti di “storia”, poiché sarebbe stata necessaria la conoscenza dell’anatomia, apprendibile solamente negli atelier e nelle scuole. Alle donne era concesso rappresentare solo quattro generi: nature morte, pitture di genere, miniature e paesaggi.
Rosa Pozzolo andò contro questi limiti: grazie al padre ed all’amico e mentore Antonio De Pieri, la scledense conta nel suo catalogo opere che rappresentano scene “storiche”, legate cioè all’ambito biblico. Di opere certe ne restano poche e a volte è possibile riconoscere il suo stile pittorico all’interno delle tele del maestro De Pieri.