L’artista di cui parliamo oggi è Fede Galizia, pittrice di origini trentine alla quale il Castello del Buonconsiglio dedica la prima mostra monografica.
Per secoli, se non addirittura millenni, l’arte è stata considerata a lungo campo esclusivamente maschile.
Oggi, storiche e storici dell’arte lavorano senza sosta per strappare dall’oblio artiste talentuose, delle quali si è persa ogni traccia. Dimenticate, se non addirittura ostacolate proprio perché donne.
Arte, Femina Nomen si propone di contribuire alla riscoperta delle artiste donne e di raccontare le lorovite, per rendere la storia dell’arte finalmente completa.

Ph. Courtesy of Studio Esseci
Fede Galizia (Milano, 1578? – ivi, 1630 circa)
Le origini
Cremona è la città originaria della famiglia Galizia: il nonno di Fede, Giacomo Antonio si sposta verso il Trentino ed è attivo nel 1515 a Sevignano, Val di Cembra; il figlio Nunzio si stabilisce a Pergine Valsugana e lavora a Trento nel ventennio dal 1534 – 1574, durante il Concilio (1545 – 1563).
Nunzio decide in seguito di spostarsi a Milano, all’epoca sotto il dominio spagnolo, certo di potersi affermare grazie alla sua abilità di miniatore, costumista e cartografo. Qui nel 1573 inventa la miniatura dei ventagli alla spagnola, pratica incisioni all’acquaforte e realizza paste muschiate: si tratta di piccole, piccolissime sculture profumate realizzate dalle secrezioni del mosco, un mammifero orientale.
Il successo delle paste muschiate è tale che i Signori d’Italia le collezionano per esibirle durante le grandi occasioni.
Esistono ancora dei dubbi sulla data di nascita della figlia Fede, se prima o dopo il trasferimento del padre a Milano. Certamente le doti pittoriche di Fede Galizia non passano inosservate: già nel 1587 Giovanni Paolo Lomazzo ne elogia la bravura.
Le opere e il successo di Fede Galizia
Fede Galizia apprende dal padre l’arte della miniatura e dell’incisione, come attestano i due ritratti commissionati da Gherardo Borgogni rispettivamente nel 1592 e 1593, entrambi impiegati a corredo delle due raccolte di rime del poeta.
Naturalmente portata nei ritratti, realizza nel primo quinquennio del 1590 quello per Paolo Morigia, eminente figura appartenente all’ordine dei gesuati. Raffigurerà medici, giuristi, sovrane e perfino l’infanta Isabella Carla Eugenia d’Asburgo.

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Il talento della giovane non tarda a farsi scoprire, tanto che Giuseppe Arcimboldi porta con sè alcune opere della pittrice alla corte imperiale di Rodolfo II d’Asburgo attorno agli anni ’90 del 1500.
Fede si distingue anche nella rappresentazione di soggetti sacri, è caratterizzato dalla raffigurazione di specie vegetali, dalla cura nella rappresentazione delle vesti sontuose e dell’acconciatura di Maria Maddalena.

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L’arte proibita alle donne
Poche, pochissime sono le donne delle quali ci è giunta traccia. Il ruolo sociale della donna prima, durante e dopo il Rinascimento non le permetteva nulla più che accudire i figli e governare la casa.
Anche i sentimenti non trovavano spazio nella vita delle donne: le famiglie altolocate infatti, vedevano le figlie come moneta di scambio per creare alleanze, dove il matrimonio serviva a sancire gli accordi politici presi.
Non meno diversa era la sorte delle donne artiste, quasi sempre figlie d’arte oppure monache: non potendo studiare il nudo dal vivo, la loro formazione era molto più limitata dei colleghi maschi; la loro produzione artistica si limitava quindi a ritratti di piccole dimensioni per devozione privata, spesso a scopo dilettantistico e non retribuito… all’ombra di padri e fratelli.
Se volete visitare la mostra: Castello del Buonconsiglio, dal 03 luglio al 24 ottobre 2021
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