Trovo che Monet sia uno di quegli artisti le cui opere possono lasciare il pubblico o senza fiato oppure non coinvolgerlo per niente. Personalmente credo che la sua biografia e ciò che ha fatto per il mondo dell’arte francese sia molto più interessante dei suoi lavori, anche se apprezzo molte delle sue tele.
Nonostante la mia iniziale reticenza, sono riuscita a visitare la mostra su Monet a Palazzo Reale a Milano che espone le opere presenti al museo Marmottan di Parigi, per cercare di comprendere meglio il lavoro dell’artista.
Monet: prime esperienze artistiche
La prima parte dell’esposizione spiega come le tele del pittore siano entrate a far parte della collezione del museo parigino e della vita dello stesso Monet. Nato a Parigi il 14 novembre del 1840, frequenta l’Accademia di pittura e scultura e nel 1865 espone per la prima volta al Salon. Il 27 dicembre del 1873 nasce la Société anonyme des artistes, peintres, sculpteurs, graveus di cui entra a far parte e partecipa alla loro prima mostra tenutasi l’anno seguente.
En plan air
Grazie alla nascita del treno, riesce a viaggiare con estrema facilità in tutta la Francia, riuscendo così realizzare diverse opere en plain air. Questa tipologia di tele è la protagonista della terza sala della mostra dove si trova “La spiaggia di Trouville” del 1870.

Ciò che caratterizza le opere dell’artista francese sta nel suo modo di raffigurare ciò che gli sta attorno.
Lo studio del paesaggio è un aspetto fondamentale della pratica pittorica di Monet. Per comprendere al meglio il lavoro di osservazione della realtà che veniva svolto dal pittore, sono presenti diversi pannelli nel percorso espositivo che approfondiscono vari fattori della sua tecnica pittorica. Ad esempio, troviamo spiegati quali colori fossero i più utilizzati o come riuscisse a rendere l’effetto della foschia.

Monet artista nomade
Dopo esser stato un nomade per la maggior parte della sua esistenza, nel 1883 decide di costruire la propria dimora a Giverny, a pochi chilometri da Parigi. Per diversi anni si dedica alla progettazione del suo giardino, che includeva un ponticello e il laghetto con le ninfee. È da questo luogo, infatti, che trarrà ispirazione per le opere del suo ultimo periodo.

Monet, però, continuerà a viaggiare e negli anni a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, lo troviamo a Londra, Oslo e in Italia. Inoltre, mette in mostra alcune opere all’Esposizione Universale del 1900 a Parigi.

L’ultimo periodo a Giverny
Il pittore trascorrerà gli ultimi anni della sua vita a Giverny, perdendo progressivamente la vista a causa di una malattia agli occhi. Nonostante si sia sottoposto a un’operazione, le ultime opere da lui realizzate riflettono il suo problema visivo tanto che il suo amatissimo giardino risulta quasi irriconoscibile. Morirà il 6 dicembre 1926, pochi mesi dopo essergli stato diagnosticato un tumore all’occhio.

La mostra
La mostra è interessante e la suddivisione delle sale in base ai diversi periodi di attività dell’artista fa sì che si possa comprendere l’evoluzione del suo stile pittorico. Ho apprezzato particolarmente i pannelli esplicativi: interessanti e di facile lettura, aiutano lo spettatore a comprendere gli aspetti tecnici del modo di dipingere di Monet. Sicuramente un evento da non perdere per coloro che ammirano i suoi quadri, trovo che l’esposizione possa risultare curiosa anche per chi, come me, non è un grande estimatore delle sue opere. Dunque, il mio consiglio è: se ne avete l’occasione andate a vederla!
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